Il
“Saggio” delle classi reazionarie
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Articolo di Yang Jung –Kuo
.Pubblicato dalla Casa Editrice in Lingue Estere. Pechino 1976
.
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I° L’epoca in cui visse
Confucio
Lo Stato schiavistico
tribale.
Confucio
visse alla fine del periodo delle Primavere e Autunni, nel momento in cui lo
Stato schiavistico tribale,sotto la dinastia dei Chou, era sul punto di
disgregarsi.
Che cosa era lo Stato schiavistico
tribale? Come si era formato?
La
storia dello sviluppo della società comincia con la società primitiva, che è una
società senza classi. Più tardi, grazie all’aumento graduale delle forze
produttive, si ebbe una eccedenza di prodotti. I capi tribù si
appropriarono di questi prodotti e
fu così che le loro condizioni di vita si distinsero sempre più da quelle degli
altri membri della società. Nasceva così un’aristocrazia tribale, che godeva di numerosi
privilegi.
Verso la fine della società
primitiva, le guerre fra le diverse tribù erano frequenti. All’inizio, i
prigionieri catturati in combattimento venivano uccisi; più tardi, con lo
sviluppo delle forze produttive, i capi tribù ebbero l’idea di utilizzare i
prigionieri nella produzione come schiavi. Quando un’intera tribù veniva
sconfitta, tutti i suoi membri
divenivano schiavi della tribù vincitrice. Così la società primitiva senza
classi si andava trasformando gradualmente in una società schiavistica, in cui
schiavi e proprietari di schiavi formavano due grandi classi in opposizione fra
loro.
Questo tipo di Stato, in cui una tribù
vittoriosa esercitava il suo dominio su numerose tribù sconfitte e faceva dei
loro membri i suoi schiavi, è lo Stato schiavistico tribale
.
Lo Stato costituito sotto le dinastie
degli Yin (XVI secolo – XI a. c.; questa dinastia, nota nella storia come
dinastia Yin-Shang, si chiamò dapprima dinastia Shang, poi dinastia Yin ) e dei
Chou occidentali (XI secolo –770 a. c.) appartiene a questo tipo di Stato. Per
esempio, all’epoca degli Yin,
l’unica tribù regnante era quella dei Tzu, e il gruppo dominante con a capo il
re di Yin costituiva l’aristocrazia dell’epoca, al tempo stesso rappresentava
la classe dei proprietari di schiavi di quello Stato schiavistico tribale
.
Sotto il regno degli Yin esistevano due
categorie di schiavi: gli schiavi per la produzione e gli schiavi domestici. I
primi erano addetti alla produzione, e le iscrizioni sulle scaglie di tartaruga
e le ossa oracolari li designano con il nome di chung (che significa “folla”) o
di chung jen (“masse”).
I secondi si occupavano dei lavori
domestici, ed erano divisi in chen, pu, hsi,nu,chieh,ecc (ossia staffieri
,domestici,guardiani,servi,concubine).
Le iscrizioni sulle scaglie di tartaruga
e le ossa oracolari ci dicono fra l’altro che gli Yin avevano compiuto delle
incursioni contro la tribù Chiang, e che avevano fatto dei prigionieri catturati
i loro schiavi; li mandavano a caccia e poi si impadronivano di tutta la
preda.
Sotto il sistema schiavistico tribale
,gli schiavi vivevano peggio delle bestie ed erano alla mercè dei loro padroni.
Quando un proprietario di schiavi moriva, numerosi schiavi venivano uccisi e
sepolti al suo fianco. Il numero degli schiavi immolati a volte raggiungeva
parecchie centinaia.
Il re degli Yin offriva schiavi in
sacrificio anche in occasione delle cerimonie rituali in onore degli dei o degli
antenati.Per esempio,durante un’offerta fatta a un certo Futing, furono uccisi
trecento schiavi della tribù Chiang, come si trattasse di buoi, agnelli o maiali.
Sotto la dinastia dei Chou, non
vi fu alcun mutamento fondamentale nella natura del potere politico; si
trattava pur sempre di uno Stato schiavistico tribale, con la sola differenza
che i Chi sostituirono gli Tzu come tribù regnante
.
Dopo
aver rovesciato la dinastia degli Yin, i proprietari di schiavi, con alla testa
il re dei Chou, mutarono i membri delle varie tribù che avevano catturato in
schiavi. Così, nei primi anni del regno dei Chou, furono creati 71 Stati vassalli,
e i principi regnanti non erano che dei proprietari di schiavi inviati dalla
casa reale nei diversi Stati per governare le tribù asservite
.
Fra i principali Stati
vassalli dell’epoca, lo Stato di Wei, che fu assegnato a Kang Shu, fratello
minore di re Wu, ricevette le “sette tribù Yin “, i cui membri divennero i suoi
schiavi; lo Stato di Lu, che fu dato a Po Chin, figlio maggiore del duca Chou
, asservì il “popolo dello Stato di Yen sotto la dinastia Yin “ e le “sei tribù
Yin”; lo Stato di Tsin, che fu attribuito a Tang Shu, fratello minore di re
Cheng, continuò a governare i “nove clan Huai “, i cui membri erano in origine
schiavi della tribù Yin. Gli altri Stati vassalli avevano anch’essi degli
schiavi al loro servizio.
Sotto il regno dei Chou come sotto
quello degli Yin, parte degli schiavi erano costretti ai lavori agricoli,
pertanto si vedevano migliaia di schiavi lavorare nei campi sotto la
sorveglianza dei loro padroni. Oltre agli schiavi impiegati nell’agricoltura,
c’erano quelli assegnati all’artigianato e al commercio, che contribuivano
anch’essi a far vivere i proprietari di schiavi nel lusso. Gli schiavi
resteranno tali, di padre in figlio,vittime di un’oppressione e di uno
sfruttamento feroce da parte della classe dei proprietari di schiavi
.
Sotto la dinastia dei Chou,
esisteva un’altra categoria di gente chiamata kou jen (abitanti della capitale);
nello Stato schiavistico tribale erano cittadini liberi. Uniti alla tribù
regnante da legami di sangue, godevano di uno status politico e di una
condizione sociale più elevati rispetto agli schiavi. Tuttavia erano semplici
membri della tribù regnante e non avevano alcuna autorità, come pure non
possedevano nessuno dei privilegi accordati all’aristocrazia costituita dai
proprietari di schiavi. I rapporti
fra gli aristocratici e i cittadini liberi erano quelli fra governanti e
governati in seno alla classe dominante.
LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI
La
dove c’è oppressione,c’è resistenza. Sotto la dinastia degli Yin come sotto
quella dei Chou, gli schiavi avevano organizzato continue rivolte contro il
dominio brutale dei proprietari di schiavi.
Secondo quanto dicono le
iscrizioni sulle scaglie di tartaruga e le ossa oracolari, sotto la dinastia
degli Yin, gli schiavi, crudelmente oppressi fuggivano in gran numero. Era
una forma di resistenza contro i padroni. Altri, costretti a coltivare la terra
o addetti a diverse corvèe, abbandonavano il lavoro oppure si rivoltavano
.
Ogni qual volta le condizioni
furono favorevoli, gli schiavi organizzarono una resistenza di vaste proporzioni. Così,
verso la fine della dinastia degli Yin,quando i Chou attaccarono il re Tsou
degli Yin, gli schiavi asserviti da questo sovrano rivolsero le armi contro di
lui e gli altri proprietari di schavi tribali degli Yin. Parimenti, sotto la
dinastia dei Chou, l’oppressione
esercitata sugli schiavi era talmente brutale che questi ultimi si
ribellavano continuamente.
Il declino dello Stato
schiavistico dei Chou cominciò durante la
seconda metà del regno dei Chou occidentali. Ma in effetti, già sotto il
regno del re Yi, questa dinastia aveva cominciato a decadere. Durante il regno
di re Li, costui non solo esercitò una crudele oppressione nei confronti degli
schiavi, ma anche una repressione senza pietà nei confronti dei semplici membri
della sua tribù,ossia dei cittadini liberi. Uccideva chiunque osasse dire male
di lui dietro le sue spalle. Finalmente i cittadini liberi e gli schiavi fecero
causa comune e lo cacciarono dal paese.
Le fughe e le rivolte diminuirono
il numero degli schiavi. Durante il regno di re Hasuan si tentò un censimento,
ma fu un’impresa che fallì miseramente. In passato, nella storia scritta dalle
classi dominanti, si considerava questo re come un sovrano della “rinascita”;
in realtà le cose stavano diversamente. Il re Yu, figlio di re Hsuan, era un
monarca ottuso e perverso. Venne ucciso dalla tribù Chuan Jung, ai piedi del
monte Lishan,nei pressi della capitale dei Chou. In seguito, la casa reale dei
Chou dovette abbandonare la regione costituita dall’odierno Shensi,e il re Ping
, che succedette al re Yu, trasferì la sua corte a Loyang,nello Honan; il suo
regno è conosciuto nella storia sotto il nome di dinastia dei Chou orientali
(770-249 a.c.)
A partire da quel momento,il
regno dei Chou esistè soltanto di nome, la società schiavistica volgeva verso il
suo declino, e la società passava gradualmente al regime
feudale.
IL PERIODO DELLE PRIMAVERE E AUTUNNI
UN’EPOCA DI TRASFORMAZIONI
Nel periodo delle Primavere e Autunni,
in seguito alle continue fughe e ribellioni degli schiavi, non solo i re dei
Chou governavano soltanto di nome, ma gli Stati vassalli conoscevano una
situazione estremamente instabile.
Citiamo alcuni esempi
.
Nell’anno 550 a.c., si ordinò a degli
schiavi, nello Stato di Chen,di costruire una muraglia intorno a una città. I
proprietari di schiavi che sorvegliavano i lavori uccidevano a loro piacimento,
allora gli schiavi si rivoltarono e uccisero due dei loro aguzzini: uno si
chiamava Ching Hu, e l’altro Ching Yin.
Nell’anno 478 prima della nostra era, Shih Pu dello Stato di Wei
approfittò di una rivolta di schiavi nel settore dell’artigianato per assediare
la città dove si trovava il principe Chuang, capo dei proprietari di schiavi:
Costui riuscì a fuggire, ma fu ucciso più tardi nelle sue terre dal clan dei
Chi di Jungchow.
Nell’anno 470 a.c., degli schiavi
dell’artigianato dello stesso Stato si ribellarono; coloro che non avevano armi
si servivano degli attrezzi. Essi attaccarono i proprietari di schiavi, e il
capo di questi ultimi, il principe Cheh, dovette prendere la fuga.
Nello Stato di Cheng,gli schiavi
si riunirono in un canneto e attaccarono i padroni. E quando gli schiavi dello Stato di Tsin
seppero che il capo dei loro padroni voleva costringerli a delle corvèe
,fuggirono come se avessero il nemico alle calcagna
.
D’altra parte, lo sviluppo della
forza nascente dei proprietari fondiari feudali portò la divisione in seno alla
classe dominante. La casa dei Chi dello Stato di Lu, ad esempio,mutò i suoi
metodi di governo in seguito alle nuove trasformazioni della società
.
Nell’anno 562 a.c., le tre case di
dignitari dello Stato di Lu - Chi
Sun e Meng Sun -cominciarono a
dividere la proprietà e i beni del principe,ossia le terre e gli schiavi del
più grande proprietario di schiavi dello Stato.
Per
adattarsi alla nuova situazione dell’epoca, la casa dei Chi Sun affrancò gli
schiavi e dette loro la terra in affitto. La casa dei Shu Sun, invece,
mantenne gli antichi rapporti esistenti sotto il regime schiavistico, mentre quella dei Meng
Sun ricorse a un sistema che era una combinazione del vecchio e del nuovo.
Venticinque anni più tardi, le tre case intrapresero una nuova divisione delle
terre,questa volta in quattro parti (la casa dei Chi Sun ne ricevette due
).
Esse applicarono in altri termini il
metodo già impiegato dai Chi Sun; in questo modo esse si trasformarono
progressivamente nella classe feudale dei proprietari fondiari
.
Un altro esempio che
illustra questa tendenza è dato da Tien Cheng-tzu dello Stato di Chi. Nella
lotta contro l’aristocrazia dei proprietari di schiavi in declino, egli
impiegava uno staio molto piccolo per misurare i
cereali che riceveva come canone d’affitto,e uno staio più grande per misurare
i cereali che prestava ai contadini. Sebbene questo metodo non fosse che un
espediente cui ricorreva la classe in ascesa dei proprietari fondiari per
impadronirsi del potere detenuto
dall’aristocrazia dei proprietari di schiavi dello Stato di Chi, la casa
dei Tien ottenne l’appoggio delle masse, le quali l’accolsero con entusiasmo.
Nell’anno 485 a. c. Tien Cheng-tzu uccise il capo dell’aristocrazia dei
proprietari di schiavi dello Stato di Chi, il principe Chien, si impadronì del potere. Da quanto abbiamo
detto appare chiaro che il periodo delle Primavere e Autunni conobbe radicali
mutamenti.
IL DECLINO DELL’ARISTOCRAZIA
DEI PROPRIETARI DI SCHIAVI
La
società si trasformava, i tempi continuavano la loro marcia in avanti
.
Gli schiavi si ribellavano, e le
forze in ascesa dei proprietari fondiari passavano all’offensiva. La classe dei
proprietari di schiavi andava alla deriva.
Trascinata dalla corrente della storia e
assillata dai cambiamenti enormi avvenuti nella società, l’aristocrazia dei
proprietari di schiavi volgeva verso il suo declino
.
Analizziamo brevemente ciò che
accadde. I discendenti dei clan che avevano dato in passato i cosiddetti re
saggi dell’antichità, come Shun ai tempi degli Yu, Yu ai tempi dei Hsia, e
Tang della dinastia Shang, erano da un pezzo divenuti degli schiavi
.
I discendenti delle otto famiglie
aristocratiche dello Stato di Tsin-Luan,Hsu, Hsi, Yuan,Hu,Su, Ching e Po –erano
anch’essi diventati degli schiavi all’epoca delle grandi trasformazioni sociali
del periodo delle Primavere e AUTUNNI.
In altre parole, i cambiamenti
intervenuti nella società avevano invertito i rapporti tra superiori e inferiori
, fra governanti e governati.
Questo fenomeno è analogo alle
trasformazioni geologiche osservate nella natura. Un poeta dell’antichità si è
espresso così: “Le rocce si trasformano in vallate, le valli profonde in
colline”.
Ogni cosa nella società è in continuo
mutamento. E i due versi traducono bene il tipo di cambiamenti sopravvenuti nei
rapporti sociali durante il periodo delle Primavere e
Autunni.
DA CHE PARTE SI
SCHIERO’ CONFUCIO ?
Durante
quest’epoca di grandi capovolgimenti, in cui gli schiavi lottavano per la loro
emancipazione e le forze in ascesa riportavano continue vittorie nella loro
lotta, e in cui gli aristocratici proprietari di schiavi, rovinati,
divenivano schiavi, tutto il sistema schiavistico era sul punto di crollare.
Si trattava di una legge obiettiva dello sviluppo storico, indipendente dalla
volontà dell’uomo.
In questo periodo critico di
trasformazioni sociali, da quale parte si schierò Confucio ? Adottò una posizione, un
atteggiamento e delle idee che rispondevano allo sviluppo della società ? Si schierò dalla parte delle forze in
ascesa per accelerare il passaggio della società al regime feudale, oppure andò
contro la corrente del suo tempo e si mise dalla parte dell’aristocrazia dei
proprietari di schiavi in declino, difendendo ostinatamente il sistema
schiavistico moribondo ? In breve
,si adoperò a favore delle riforme sociali o rimase un conservatore
incallito ? Fu Confucio un
rivoluzionario o un reazionario
?
Si trattava di una lotta fra due
classi,fra le due vie e fra le due linee politiche dell’epoca.
Quale fu
il suo atteggiamento in questa lotta
? Basta compiere un’analisi delle sue parole e delle sue azioni per
comprendere da quale parte stava
.
II° CHE
COSA FECE
CONFUCIO
QUALCHE
CENNO
SULLA
SUA
VITA
Confucio
(in cinese Kung-tzu) visse fra il 551 e il 479 a.c. Kung era il suo cognome, e
Chiu il suo nome; secondo figlio di Kung veniva anche chiamato Chug-ni. I
governanti reazionari di tutti i tempi l’hanno sempre portato alle stelle
chiamandolo “Kung il Saggio”. Ma nel corso del Movimento del 4 maggio 1919
contro l’imperialismo e il feudalesimo, i rivoluzionari lanciarono la parola
d’ordine: “Abbasso Confucio e la sua scuola !” e lo condannarono come
reazionario .
I suoi antenati erano degli
aristocratici dello Stato di Sung, i quali, a detta dello stesso Confucio,
erano discendenti della famiglia reale degli Yin. La sua famiglia si stabilì
nello Stato di Lu solo quando suo padre, Shu-ho, divenne un dignitario di
questo Stato.
Ai tempi di Confucio, la sua
famiglia era già rovinata; perciò durante la sua giovinezza egli dovette
esercitare diversi mestieri considerati in genere come poco dignitosi. Fece il
contabile, il magazziniere e il guardiano di bestiame
.
Più tardi divenne funzionario dello
Stato di Lu, e all’età di 52 anni fu nominato ministro della giustizia e svolse
la funzione di primo ministro ad interim. Ma la sua carriera in questo campo fu
di breve durata, e dopo tre mesi dovette abbandonare la carica
.
L’ESECUZIONE DI SHAOCHENG MAO
E LA DISTRUZIONE DI TRE CITTA’
Come
ministro della giustizia, Confucio si modellava in tutte le sue azioni sul duca
Chou, che era un governatore duro e crudele. Sette giorni dopo aver assunto la
carica di primo ministro ad interim fece giustiziare il riformatore Shaocheng
Mao,dello Stato di Lu.
Come giustificò il suo verdetto
contro Shaocheng Mao ? Secondo
Confucio, chiunque si rendesse colpevole di uno dei seguenti crimini meritava
la pena di morte
:
1)
Lanciarsi
in azioni avventuristiche in seguito alla comprensione che uno ha dei
cambiamenti intervenuti nella società.
2)
Non
conformarsi all’ortodossia del sistema schiavistico, ma ostinarsi a seguire la
strada delle cosiddette riforme.
3)
Parlare
diffusamente delle ragioni per le quali occorre procedere a delle
riforme.
4)
Sapere
troppo su determinati segni di
declino e di instabilità apparsi sotto il sistema schiavistico .
5)
Ricorrere
al linguaggio del diritto e della giustizia per dimostrare perché occorre
opporsi al sistema schiavistico.
Confucio
pretendeva che Shaocheng Mao avesse commesso i cinque crimini suddetti, e che
pertanto dovesse essere giustiziato. Così lo condannò a morte in base ai
seguenti capi d’accusa:
1)
Radunare
gente per formare un’associazione.
2)
Propagandare
vedute eretiche.
3)
Confondere
ciò che è giusto con ciò che è errato.
Questi
furono i tre capi d’accusa con i quali Confucio fece uccidere Shaocheng Mao
.
Questa è una dimostrazione
di quanto Confucio fosse spietato nei confronti degli uomini di progresso della
sua epoca.
Poco dopo essere stato dimesso dalla carica di
ministro della giustizia,egli compì un’altra impresa della quale andava
orgoglioso.
Le forze in ascesa dello
Stato di Lu, ossia le tre case dei grandi dignitari, quelle dei Meng Sun, Shu
Sun e Chi Sun,non solo detenevano il potere reale, ma ciascuna aveva fatto
costruire una città. I Meng Sun avevano la città di Cheng, i Shu Sun quella di
Hou, e i Chi Sun quella di Pi.
Nella società schiavistica in Cina, come
nell’Europa antica con città-Stato della Grecia (Atene,per esempio ), una città non
poteva essere costruita da chicchessia, poiché fare questo equivaleva a fondare
uno Stato. Le tre case che avevano edificato le loro città – pensava Confucio-
non si proponevano forse di fondare ciascuna ip proprio Stato per rivaleggiare
con quello di Lu?
Confucio,scontento della
situazione, cercava da tempo un’occasione per agire. Discretamente, incitò il
suo discepolo Tzu Lu a distruggere le città dei Shu Sun e dei Chi Sun. Solo la
città di Cheng appartenente ai Meng Sun fu risparmiata,forse perché era molto
ben difesa.
ODIATO DALLE FORZE IN ASCESA
In
seguito a questi avvenimenti, Confucio si recò nello Stato di Wei dove rimase
cinque anni, cercando a più riprese di farsi raccomandare al principe di Wei,
nella speranza di ottenere un’altra carica, ma non riuscì mai a raggiungere il
suo scopo.
Partì allora per lo Stato di
Chen. Ma attraversando lo Stato di Sun, ebbe l’imprudenza di praticare i riti
con i suoi discepoli sotto un grosso albero. Il ministro della guerra di questo
Stato, Huan Tui, che da tempo mostrava di non apprezzare le mene di Confucio
,allarmato, si allontanò precipitosamente.
Giunto nello Stato di Chen,
egli conobbe altre delusioni, perché la gente non manifestava il minimo
interesse, e per colmo di sventura,nessuno volle nutrire lui e i suoi
discepoli, così che per parecchi giorni non ebbero niente da mettere sotto i
denti.
Non sapendo che cosa fare,
Confucio decise di ritornare nello Stato di Lu. Ma passando per lo Stato di Wei
, divorato com’era dall’ambizione, volle dirigere gli affari di questo Stato
applicando ciò che egli chiamava la “rettifica dei nomi” nei rapporti sociali.
Tuttavia fallì di nuovo,probabilmente perché qui le forze del progresso furono
capaci di tenergli testa.
ULTIMI TENTATIVI
Malgrado
gli scacchi subiti dovunque sul piano politico, durante i suoi viaggi nei
diversi Stati, Confucio non voleva ammettere la decadenza del sistema
schiavistico, e faceva del suo meglio per difendere l’antico regime sociale
.
La sua politica consisteva nel
parlare tutti i giorni della “rettifica dei nomi”, e nel cercare
quotidianamente di “praticare i riti”. Voleva in questo modo restaurare e quindi
conservare per sempre la gerarchia stabilita sotto il sistema schiavistico dei Chou occidentali, in modo che i
proprietari di schiavi e gli schiavi rimanessero quello che erano, senza
possibilità di mutamento alcuno.
Le idee reazionarie di Confucio e il suo comportamento abituale erano già
a quei tempi criticati dal popolo. Per esempio, un certo Chang Chu e un certo
Chieh Ni, come pure un portiere ed un facchino, l’accusavano di non capire
l’epoca in cui viveva, dicendo che insisteva nel voler rovesciare la situazione
, benché essa fosse irreversibile.
Un vecchio agricoltore ha colpito
nel segno quando ha affermato che Confucio non riusciva nemmeno a distinguere i
cinque tipi principali di cereali, e che le sue membra non sapevano cosa fosse
il lavoro; in altre parole lo accusavano di essere un parassita che viveva alle
spalle degli altri.
Una volta, nel corso di una
sommossa nello Stato di Cheng, gli schiavi attaccarono una zona proibita,
Huanfu, e furono repressi dalle
forze dei proprietari di schiavi. Allorché Confucio apprese la notizia, esclamò
con gioia che si trattava di una cosa ottima. Affermò anche che pertanto era
giusto punire gli schiavi con severità.
Quando Confucio ritornò nello
Stato di Lu, venne a sapere
improvvisamente che Tien Chen-tzu dello Stato di Chi aveva ucciso il
principe Chien. Allora andò subito
a trovare il principe Ai di Lu e dichiarò,fra le altre cose, che si trattava di
“un’offesa e una ribellione contro i superiori”.
Gli consigliò poi di organizzare una
spedizione punitiva contro Tien Chen-tzu.
Malgrado le insistenze di
Confucio, il principe Ai non dette alcun ordine alle sue truppe; forse perché
non si sentiva abbastanza forte.
Questo rifiuto mise Confucio a
disagio.Allora ricorse ad altri metodi. Basandosi sulle sue concezioni
conservatrici e reazionarie, prese a manipolare i classici e compose un’opera
storica intitolata Primavere e Autunni per la “rettifica dei nomi”. Pensava che
in questo modo avrebbe impedito a molti di coloro che egli considerava come
“sudditi ribelli e figli degeneri” – si trattava
In realtà dei rappresentanti delle forze
in ascesa dell’epoca – di rivoltosi che avrebbe fatto rispettare la gerarchia
esistente, e che ognuno sarebbe
rimasto al suo posto. Confucio reclutò un gran numero di discepoli, inculcò ad
essi delle idee reazionarie e chiese loro di seguirlo e di impegnarsi ad agire
secondo il suo insegnamento.
Queste furono, durante la sua
vita, le principali attività di Confucio.
III° OPPOSIZIONE
ACCANITA ALLE TRASFORMAZIONI SOCIALI
La COSIDDETTA VIA DI CONFUCIO
Nella
società schiavistica cinese, il termine “uomini superiori” serve a indicare gli
aristocratici proprietari di schiavi e i
loro portavoce, e il temine “uomini volgari”, gli schiavi
.
Confucio sapeva che questi “uomini
superiori” conducevano una vita agiata. Anche coloro che erano considerati
poveri non vivevano più male del
suo discepolo favorito Yen Yuan, che aveva almeno un tetto e di che mangiare e
bere, e conduceva quindi una vita decorosa. E Hsi Chueh, dello Stato di Tsin,
che aveva una vita relativamente difficile, possedeva un piccolo campo che gli
assicurava l’esistenza.
Confucio concludeva perciò
che l’”uomo superiore”, grazie alla nobiltà del suo cuore e alla sua larghezza
di vedute, non doveva preoccuparsi della vita
materiale.
Sua unica preoccupazione doveva essere il
tao,ossia la Via.
Occorre ricercare le ragioni di questo
nell’aspetto dell’ “uomo volgare”, l’oppositore diretto dell’ “uomo
superiore”.
L’ “uomo volgare”, in preda
alla miseria, conduceva una vita degna delle bestie e soffriva profondamente.
Pertanto era spesso molto preoccupato della sua sorte, non poteva essere
spensierato come lo era invece l’”uomo superiore”. L’”uomo volgare” doveva
dalla mattina alla sera preoccuparsi della sua vita materiale, e quando essa
diveniva insopportabile, egli si indignava contro le ineguaglianze sociali
ed esprimeva duri giudizi sui
proprietari di schiavi.
E non è tutto.
Allorché l’esistenza era troppo dura per gli schiavi,quando l’oppressione e lo
sfruttamento rendevano la vita intollerabile, essi obbedivano con minor facilità
; arrivavano al punto di raggrupparsi e di organizzare una rivolta contro i loro
padroni.
Ecco chi incuteva spavento agli
“uomini superiori”, perciò costoro cercavano un mezzo per reprimere gli schiavi
. Per Confucio la soluzione consisteva nel seguire la “Via”, la quale
costituiva
Un problema che concerneva gli “uomini
superiori”
.
QUANDO PREVALE LA “VIA” E QUANDO LA “VIA”
DECADE
Confucio
temeva che la gente semplice non comprendesse il vero significato della “Via”
,così dette
La seguente definizione: quando la “Via”
prevale, tutti i decreti del governo e gli ordini militari devono essere emanati
dal re; se sono emessi dai principi, significa che la “Via”
decade.
La definizione era molto chiara.
Ma più tardi, con l’evolversi della situazione, il re non fu più in grado di
emanare tutti i decreti del governo e di impartire tutti gli ordini militari,
allora Confucio fu costretto a dare una
nuova definizione della “Via”: in un paese in cui prevale la “Via”, il
potere non deve essere trasferito nelle mani dei dignitari, e il popolo non
deve commentare e criticare
A suo piacimento gli affari dello Stato
.
La prima parte di
questa definizione è piuttosto ambigua, sia se viene applicata al re, sia se
viene riferita ai principi vassalli
; ma in ambedue i casi, significa che il potere non può passare nelle mani dei
dignitari. Tuttavia, tenendo conto del periodo in cui fu enunciata questa
regola, probabilmente si riferiva ai principi, poiché il potere dello Stato di
Lu non era più detenuto dal principe, ma era caduto nelle mani di alcuni
dignitari progressisti.
L’ultima parte di questa
definizione è invece molto chiara, Se il governo corrotto dei principi
proprietari di schiavi, che era già precario, fosse stato criticato dal popolo,
la sua caduta sarebbe stata immediata. Ecco perché Confucio dava tanta
importanza a questa regola di condotta.
Secondo Confucio, il
lavoratori potevano soltanto essere asserviti e obbedire; non si doveva in
nessun caso permettere loro di comprendere la realtà. Se avessero capito
troppo, avrebbero mosso delle critiche, e il potere dei principi proprietari di
schiavi sarebbe crollato. E questa eventualità
Spaventava Confucio più di ogni altra
cosa.
“RETTIFICA
DEI NOMI” PER LA SALVAGUARDIA DEL REGIME
SCHIAVISTICO
Confucio
non si accontentò di spiegare in modo passivo ciò che intendeva con la frase
:
“quando prevale la via e quando la via
decade”.Egli propose un metodo positivo, specifico, come abbiamo già detto
sopra, che era basato sulla “rettifica dei nomi”.
In quegli anni, l’assassinio del
re da parte di un suddito, del padre da parte del figlio era cosa frequente.
Per esempio, il ministro dello Stato di Wei, Chou Hsu, uccise il principe Wan;
il presunto erede dello Stato di Chu, il Shang Chen,assassinò suo padre, il
principe Chun, il che costituisce una combinazione dei due tipi di
assassinio.
In seguito a questi
avvenimenti, Confucio decise di non rimanere a guardare e pensò di far fronte
all’agitazione politica ricorrendo alla “rettifica dei nomi”
.
Egli contava, con questo mezzo, di
arrivare al risultato seguente: un sovrano, un suddito da suddito, un padre da
padre e un figlio da figlio; in altre parole, gli individui di queste varie
categorie devono compiere i doveri che gli incombono, i titoli nei rapporti
sociali devono essere mantenuti nella loro gerarchia
.
L’assassinio di un sovrano da
parte di un suddito, o di un padre da parte del figlio implicava una confusione
dei nomi,dunque un pericolo per la società. I cereali accumulati nei granai dei
proprietari di schiavi, in questo caso, non potevano più essere considerati al
sicuro; costoro avrebbero conosciuto la fame in seguito alle rivolte inscenate
“dai sudditi ribelli e dai figli degeneri”. Le agitazioni politiche di quei
tempi accrebbero sempre più i timori di Confucio.
Perciò, quando Tien Cheng-tzu di
Chi assassinò il principe Chien, Confucio considerò quest’atto come una grave
offesa contro la ragione, senza neanche esaminare i motivi. Come poteva un
suddito uccidere il suo sovrano? Questo non significava forse non rispettare il
posto del proprio nome nella gerarchia
? Confucio non cercò di sapere se era giusto o meno uccidere il principe,
e chiese con energia che fosse fatta giustizia nei confronti di Tien
Cheng-tzu - un esempio fra i più chiari della difesa
accanita da parte di Confucio del sistema schiavistico
.
Nel compilare l’opera Primavere e
Autunni, Confucio ha sottolineato in modo particolare l’importanza della
“rettifica dei nomi”, che egli predicava ai suoi discepoli come pure a numerose
personalità della sua epoca. Egli pensava che se i nomi, in preda alla
confusione, fossero stati rettificati, nella società che aveva ormai subito
delle riforme si sarebbe verificato un ritorno al passato, e l’ordine antico
sarebbe stato ristabilito.
In realtà, si trattava di pura
illusione. Poiché all’epoca di Confucio, il crollo del sistema schiavistico era
divenuto una corrente irreversibile della storia.
Perciò, nel predicare la
“rettifica dei nomi” Confucio intendeva servirsi del concetto soggettivo dei
“nomi”, adottato dai proprietari di schiavi delle dinastie Yin e Chou, per
resistere ai mutamenti obiettivi della società ed evitare la fine del dominio
dell’aristocrazia dei proprietari di schiavi. E questa è un’altra
manifestazione della posizione ostinatamente conservatrice di
Confucio.
Dal punto di vista filosofico,
Confucio sosteneva il concetto soggettivo della “rettifica dei nomi”,
allontanandosi dalla realtà obiettiva dello sviluppo sociale dei suoi tempi, il
che rivela con estrema chiarezza la sua concezione soggettiva, idealistica, del
mondo.
IV.
LA
POLITICA DI SALVAGUARDIA DEL POTERE DECADENTE
DEI
PROPRIETARI DI SCHIAVI
PERCHE’
CONFUCIO PREDICAVA LA “BENEVOLENZA”
In Cina,
nell’antica società schiavistica, gli schiavi e anche la terra appartenevano a
una tribù dello sangue, il gruppo che dirigeva lo Stato
.
In questo tipo di Stato
basato sul sistema schiavistico tribale. La maggior parte degli schiavi erano,
come abbiamo già detto, prigionieri di guerra presi ad altre tribù, mentre gli
uomini liberi e i nobili facevano parte dello stesso clan. Perciò, nella scelta
dei funzionari, si ricorreva sempre ai membri della propria tribù senza
chiedersi se fossero buoni o cattivi, capaci o meno. E questa politica non subì
notevoli modifiche, neppure quando il potere schiavistico volgeva verso il suo
termine.
Prendiamo l’esempio dello
Stato di Sung
.
Dopo
al morte del principe Kung di Sung, Hua Yuan, Hua Hsi e Kungsun furono chiamati
a ricoprire delle cariche; i primi due erano discendenti del principe Tai e il
terzo discendente del principe Chuang, ossia appartenevano tutti
all’aristocrazia.
Solo eccezionalmente si ricorreva ad un
altro clan. E’ il caso del principe Hsien dello Stato di Shan, il quale aveva
fatto appello a membri di altri clan perché lo affiancassero nell’esercizio
del
Potere; ma fu proprio questa la ragione
per la quale egli fu ucciso dai discendenti del principe Hsiang. Da ciò si
desume che era impossibile affidare delle cariche ai membri di altre tribù
.
Comunque, malgrado questa pratica
obbligatoria di contare sui membri della propria famiglia, di chiamare i propri
congiunti all’esercizio del potere, numerosi aristocratici proprietari di
schiavi che avevano nelle mani le redini del governo persero la primitiva
autorità, incapaci di resistere all’assalto dei tempi. Nello Stato di Tsin, per
esempio, i membri di otto clan -
i Luan, i Hsi, i Hsu, gli Yuan, gli Hu, i Su, i Chng e i Po - divennero schiavi. E lo stesso Confucio
era il discendente di una famiglia nobile decaduta dello Stato di Sung
.
D’altro canto, c’erano
anche degli schiavi che si erano affrancati nel corso tumultuoso degli
avvenimenti ed erano arrivati al potere. Pao Wen-tzu di chi, Yin chi di Lu
,Chuo Cho e Shutou di Tsin erano degli schiavi che riuscirono più tardi ad
impadronirsi del potere.
Confucio riteneva che questa
situazione non potesse durare. Che cosa sarebbe successo nel mondo con il declino degli
aristocratici e l’ascesa degli schiavi
? Occorreva trovare un sistema
per restaurare l’ordine antico. Ma in che modo? Egli pensava che il
metodo migliore fosse quello di unire tutti i membri di una stessa tribù, a
cominciare dai nobili fino agli uomini liberi. Così lanciò la parola d’ordine
jen, che significa “benevolenza “.
La “benevolenza” di Confucio era un concetto tipico della ideologia della classe dei proprietari di schiavi. In origine,jen significava comunione di idee fra due o più persone. Di conseguenza, in senso più ampio, per “benevolenza” si intendeva la comunione degli uomini, l’amore fra uomini.
Si
era
anche affermato che la “benevolenza” era l’uomo stesso, che gli individui
dovevano trattarsi in maniera “umana”. Era una parola d’ordine che suonava bene
all’orecchio; se tutti si fossero trattati umanamente,sarebbe stato davvero
meraviglioso !
Ma in realtà la “benevolenza” di
Confucio era qualche cosa di ben diverso.
Certo, Confucio aveva detto molto sulla
“benevolenza”, ma in questo discorso non erano inclusi gli schiavi e tutti gli
altri lavoratori asserviti. Per esempio, egli diceva che fra i proprietari di schiavi alcuni
potevano mancare di “benevolenza” (alludeva a Ch Sun di Lu e ad altri che
avevano cambiato il metodo di produzione), ma che fra gli schiavi o fra gli
altri lavoratori asserviti nessuno poteva mai essere in grado di provare un tale
sentimento.
Diceva inoltre che gli schiavi
avevano più bisogno di “benevolenza” che di fuoco e di acqua, che aveva visto
schiavi dare la vita per questi due elementi, ma che nessuno era morto per la
“benevolenza”; gli schiavi erano dunque privi per nascita di questo attributo
.
E gli uomini senza “benevolenza”
erano inclini alle cattive azioni. E ciò non costituiva una minaccia per il
dominio dell’aristocrazia dei proprietari di schiavi ? Gli aristocratici dovevano stare in
guardia. Tutto questo dimostra che Confucio ha sempre fatto una netta
distinzione fra gli “uomini superiori”(proprietari di schiavi) e gli “uomini
volgari” (schiavi). Per lui, la “benevolenza” non concerneva tutti gli uomini,
ma soltanto i principi, i ministri e i dignitari dell’epoca. Quando dice che
“benevolenza” significa amare gli altri, è semplicemente un inganno
.
In
realtà, lo scopo di Confucio nel sostenere i vantaggi della “benevolenza” era
quello di unire i proprietari di schiavi e gli uomini liberi di tutte le tribù
regnanti, la cosa avrebbe permesso di far fronte alla ribellione degli
schiavi.
Quando i suoi discepoli, Chung e Tzu
Kung, gli chiesero come si dovesse praticare questa “benevolenza”, egli dette la
seguente risposta: per un funzionario presso il sovrano di uno Stato o
Nella
casa di un ministro, il principio da osservare è di non imporre agli altri ciò
che non desideri per te stesso, e di non fare agli altri ciò che non vorresti
fosse fatto a te; così, nessuno ti odierà, e tu potrai realizzare l’unità di
quello Stato o di quella casa. Egli disse ancora: quando si vive in uno Stato,
si deve prima di tutto cercare di realizzare la solidarietà di tutti gli “uomini
superiori” di questo Stato, animati dalla “benevolenza” e dall’amore per gli
uomini.
Egli riteneva che se fosse stata
realizzata l’unità in seno alla tribù, e se perfino i parenti e i vecchi amici
dispersi un po’ dovunque fossero stati inclusi in questa unità, gli schiavi non
avrebbero più osato ribellarsi. Se gli “uomini superiori” si fossero uniti
strettamente e si fossero mostrati particolarmente benevoli e umani, gli schiavi
non si sarebbero più abbandonati ad azioni malvagie, sarebbero stati addirittura
ridotti alla ragione e sarebbero rimasti
tranquilli.
Se tutti gli “uomini superiori” dello
stesso sangue, dagli aristocratici proprietari di schiavi agli uomini liberi, si
fossero uniti e gli schiavi fossero rimasti al loro posto, l’antico ordine della
società schiavistica non sarebbe rimasto intatto e sotto il cielo non sarebbe
regnata la pace
?
Era questo l’obiettivo reazionario che
Confucio si prefiggeva quando predicava la “benevolenza”
.
L’ESSENZA DELLA
“BENEVOLENZA”
Ma che
cosa bisogna fare perché tutta la società pratichi la “benevolenza”? Cha cosa
vuol dire questa parola
?
Uno dei significati essenziali lo si
ritrovava in maniera implicita in una risposta data da Confucio al suo discepolo
Yen Yuan: “la benevolenza consiste nel moderarsi e ritornare ai riti. Quando
questo sarà raggiunto, il mondo intero si inchinerà davanti alla benevolenza”
.
Un altro significato di questa
parola è dato dal suo discepolo Yu Tzu: “Pietà filiale e deferenza fraterna
- ecco la radice stessa della
benevolenza !”.
Il primo, tradotto in
termini moderni, significa frenare i propri desideri, porre dei limiti alle
proprie azioni e ritornare al sistema dei riti della società degli Yin e dei
Chou.
La ricchezza e gli onori,dice Confucio,
sono desiderati da tutti, ma nel ricercarli, ognuno deve rispettare i limiti della propria
condizione sociale e non cercare di superarli.In caso contrario, le cose non
saranno conformi alla ragione. Ed occorre astenersi da qualunque desiderio che non sia razionale
.
D'altra parte, la povertà e
l’umiltà sono aborrite da tutti, ma pur detestandole, ciascuno deve rimanere
al proprio posto e non cercare di ottenere ricchezze ed onori.Altrimenti questo
non sarà conforme alla ragione. Ed
è meglio rimanere povero o umile piuttosto che provare una
cupidigia
Irragionevole. Ecco che cosa intendeva
Confucio quando chiedeva alla gente di “moderarsi”. Ma
Confucio
aveva uno scopo ben preciso quando parlava di moderazione
.
Non c’entrano forse a quel tempo delle
forze in ascesa – come le tre case dello Stato di Lu, i sei ministri dello Stato
di Tsin, i Tien dello Stato di Chi – che attaccavano le case del principi
proprietari di schiavi ormai in piena decadenza? Non c’erano degli schiavi che non sopportavano più di essere
oppressi e si davano alla fuga? Tutte queste cose,Confucio le considerava
sbagliate, Riteneva che ciò equivalesse a non fare il proprio dovere, a non
frenare i desideri. Se ciascuno avesse fatto il proprio dovere, forse che i
dignitari avrebbero attaccato il loro principe, o gli schiavi sarebbero fuggiti
?
Ecco perché, secondo Confucio, gli
aristocratici di uno stesso clan devono innanzi tutto contenere i loro desideri
e rimanere al loro posto; in questo modo gli schiavi rimangono tranquilli e non
prendono la fuga.Quali che siano le difficoltà che si incontrano, e anche se
ci si trova senza tetto e senza focolare, bisogna
sempre moderarsi, astenersi dal “fare del male” e dal superare i limiti della
propria condizione. Non bisogna porre dei freni alla “benevolenza” per delle
questioni riguardanti la vita materiale,ma praticare questa virtù anche a costo
della vita.
Esaminiamo ora che cosa intendeva
Confucio quando parlava di “ritornare ai riti”. Non significava affatto, come
si potrebbe credere, “essere educati” oppure “osservare l’eticchetta”; la vera
intenzione di Confucio era ritornare alle antiche distinzioni di classe in
vigore sotto il sistema schiavistico.
Nella società schiavistica dei
Chou dell’Ovest, si sapeva già che cosa fosse il “regno dei
riti”.
Ora,
il “regno dei riti”, nel quadro del sistema schiavistico, non era altro che la
determinazione dei rapporti fra “superiori e inferiori”, cioè fra proprietari di
schiavi e schiavi. I primi governavano i secondi, e la loro volontà era legge.
Essi potevano opprimere e sfruttare gli schiavi a loro piacimento, e persino
ucciderli.Gli schiavi dovevano loro un’obbedienza assoluta e non potevano
opporre la minima resistenza. Ecco che cosa si intendeva per “regno dei riti”
.
Ma che cosa accadde
all’epoca di Confucio
?
A Ciang, una città
dello Stato di Tsin, alcuni schiavi erano diventati commercianti e si erano
arricchiti. Portavano abiti costosi e si spostavano in carrozze finemente
decorate, e come la gente dell’alta società, avevano rapporti sia con i
funzionari del governo sia con l’aristocrazia.
Un discepolo di Confucio, Fan
Chih, di nobili natali, chiese un giorno di imparare a coltivare la terra e a
fare del giardinaggio – mestiere considerato allora come riservato al “popolo”.
Inoltre, in seguito alle rivolte di schiavi scoppiate un po’ dovunque, alcuni
elementi fautori del progresso si resero conto della necessità di cambiare i
metodi di governo; essi ritenevano che, nei rapporti fra aristocratici e
schiavi, fosse necessario elaborare nuovi articoli di legge per apportare alcune
restrizioni ai primi, e redassero un nuovo “codice penale”. Lo Stato di Tsin
fece iscrivere questo codice su tripodi di bronzo, perché tutti ne fossero a
conoscenza; tale avvenimento è noto come “fusione dei tripodi del codice
penale”. Questi promotori del “governo per mezzo della legge” furono i
predecessori dei legalisti, che rappresentavano le forze feudali in ascesa
.
Ma Confucio era fermamente
contrario a tutto questo.
Quando sentì parlare della fusione
dei tripodi, dichiarò con tono di riprovazione: se mescolerete gli
aristocratici con gli schiavi, come sarà possibile far risaltare la dignità e la
grandezza dell’aristocrazia ? E se
non esisterà più alcuna differenza fra la nobiltà e il volgo, che cosa accadrà
allo Stato schiavistico ? Egli si
oppose con energia alla fusione dei tripodi e insistette sulla necessità di osservare le norme che regolavano il
sistema schiavistico in vigore all’epoca del duca
Di Chou.Allora si affrettò a
preconizzare il ritorno all’antica distinzione delle classi sociali,cioè, per
usare una sua espressione, a “ritornare ai riti “.
Per Confucio, numerosi lavori,
come quello dei campi e il giardinaggio, dovevano essere riservati agli “uomini
volgari”, ossia gli schiavi; gli “uomini superiori” dell’alta società non se ne
dovevano occupare. Questi ultimi dovevano semplicemente conformarsi ai “riti” e
alle regole della “lealtà”
E
della “giustizia”, perché gli “uomini volgari” fossero obbedienti e lavorassero
al loro posto. Per Confucio, inoltre, bisognava mostrarsi cortesi e parlare dei
riti soltanto con gli “uomini superiori”;non si era tenuti a fare ciò con gli
“uomini volgari”. Se questi avevano le regole tradizionali della società
schiavistica. ( I riti non si estendono alla gente comune; le pene non si applicano ai
dignitari/Libro dei riti)
Quanto alle riforme intraprese dai
dignitari dell’epoca inclini al progresso, come Chi Sun dello Stato di Lu, il
quale affrancò tutti gli schiavi che aveva preso alla casa del principe e fece
in modo che portassero avanti la produzione in qualità di affittuari, Confucio
li considerava colpevoli di sabotaggio nei confronti del sistema dei riti
stabilito dal duca di Chou. Perciò.quando il suo discepolo Jan Chiu aiutò Chi
Sun ad attuare la sua riforma, Confucio prese a ingiuriare Jan Chiu davanti agli
altri suoi discepoli.Affermò che non lo considerava più suo seguace e che
occorreva battere i tamburi ed attaccarlo.
Agli occhi di Confucio, Chi Sun
era che un semplice dignitario che,
dimentico del rango che occupava nella gerarchia, cercava deliberatamente
di cambiare i metodi di produzione in vigore. E ciò significava minare il
“sistema dei riti”, pertanto era un atto contrario alla “benevolenza”
.
Perciò Confucio chiedeva che
ciascuno si moderasse nei suoi desideri, si contenesse nelle proprie azioni, agisse secondo le
regole della società schiavistica e ritornasse all’antica distinzinzione
stabilita fra le classi. In questo modo, egli pensava,tutta la società si
sarebbe inchinata davanti alla “benevolenza”, e l’aristocrazia dei proprietari
di schiavi avrebbe potuto esercitare il proprio dominio nella più completa
tranquillità.
Ecco l’essenza della “benevolenza”
di Confucio, che consiste nel “moderarsi e
ritornare ai riti”
V° I METODI PER MANTENERE L’ORDINE SCHIAVISTICO
Perché
Confucio predicava la “pietà filiale” e la “differenza
fraterna”
Pervenire
a “moderarsi e ritornare ai riti” esigeva dai membri del clan un grande
sforzo.
La
pietà filiale e la deferenza fraterna erano le condizioni essenziali per
arrivare a praticare la “benevolenza”, pertanto si diceva che esse ne
costituivano le basi.
Confucio pensava in
effetti che per preservare il dominio
del clan dei Chou occorresse innanzi tutto realizzare l’unità di questo
clan e consolidarlo. Ma come raggiungere
tale obiettivo ? C’era un
solo mezzo: praticare il “rispetto dei legami di parentela” e la pietà filiale
in seno allo stesso clan. Se tutti i membri del clan dei Chou - - quelli al
potere,quelli decaduti e quelli andati in rovina - avessero dimostrato affetto e amore nei
confronti dei loro congiunti, si fossero dedicati al loro clan e avessero dato
prova di rispetto filiale verso i loro antenati, ciò non avrebbe unito e
consolidato il clan dei Chou
?
La pietà filiale verso i parenti e
gli antenati serviva ad unire il clan verticalmente, mentre la differenza
fraterna, ossia il rispetto dei fratelli minori verso i fratelli maggiori,
serviva a unire il clan orizzontalmente. In tale maniera in seno al clan al
potere ci sarebbe stata una solida unione sia fra i membri di diverse
generazioni, sia fra quelli della stessa generazione, e il dominio
dell’aristocrazia dei proprietari di schiavi sarebbe stato consolidato
.
Confucio pensava inoltre che
predicando la pietà filiale e la differenza fraterna, gli schiavi sarebbero
diventati più docili. Il suo discepolo Tseng Shen diceva: ai funerali
,mostrare un grande dolore per il defunto; e nel culto degli antenati, dar
prova di un estremo rispetto. Se
gli “uomini superiori” avessero agito in tal modo, gli schiavi sarebbero
diventati docili e si sarebbero comportati correttamente
.
Il potere del clan e
quello paterno, che furono più tardi in vigore nella società feudale, hanno
rappresentato per lungo tempo un giogo morale per il popolo lavoratore, un
veleno derivante dal pensiero confuciano. La ragione per la quale Confucio
considerava la pietà filiale e la deferenza fraterna come le basi stesse della
“benevolenza” risiede non solo nel fatto che ricorreva ad esse per preservare
l’unità della famiglia e del clan, ma che le associava alla “lealtà verso il
sovrano”.
Per esempio, la spiegazione data da Yu
Tzu del pensiero di Confucio può così riassumersi: è raro che colui che pratica
a casa i doveri della pietà filiale e della deferenza fraterna offenda i
superiori; ed è ancora meno probabile che colui che non offende i propri
superiori, ossia colui che non fa nulla contro i governanti, provochi dei
torbidi, cioè si rivolti contro l’aristocrazia dei proprietari di schiavi
.
In altri termini, chiunque pratichi la
pietà filiale a casa sarà certamente leale verso lo Stato basato sul sistema
schiavistico, leale verso il suo sovrano, capo supremo di questo Stato.Ciò
significa dare alla lealtà come base la pietà filiale e la deferenza fraterna
sono le condizioni essenziali della lealtà, e la lealtà costituisce il loro
scopo.
In
una risposta a Chi Kang-tzu, Confucio aveva dichiarato che colui che dava prova
di pietà filiale o di tenerezza verso i figli era certamente leale verso il
proprio sovrano.
“I
ministri leali provengono da famiglie in cui i figli praticano la pietà filiale”
– questo precetto di Confucio non è stato seguito per oltre duemila anni ?
Quando predicava la pietà
filiale,Confucio non la considerava unicamente come una questione di morale o di
etica, ma la legava direttamente alla politica.
Per esempio,nello spiegare
perché non entrava nel governo, egli dichiarò: nel Libro dei documenti è detto
:”Devi praticare la pietà filiale e mostrare deferenza verso i tuoi fratelli,
spiegare il senso di questo precetto a chi detiene il potere e chiedergli di
seguirlo”. Fare questo non significa forse governare ? E’ dunque necessario entrare
personalmente nel governo
?
Confucio legava dunque la pietà
filiale alla lealtà e alla politica, e ciò dimostra che la pietà filiale da lui
predicata si identificava con la lealtà verso il sovrano ed era al servizio
della politica.
Egli
contava di poter così salvare il sistema schiavistico tribale, che si avviava
verso il suo declino.
Se questo scopo fosse stato raggiunto
Confucio, “ogni cosa sotto il cielo sarebbe stata governata dalla benevolenza”
.
LO SCOPO PERSEGUITO DA
CONFUCIO NEL PREDICARE LA LEALTA’ E L’INDULGENZA
Lo scopo di Confucio nel professare la pietà filiale e la differenza
fraterna era di predicare la lealtà verso il sovrano. Ma a quell’epoca, il
sistema schiavistico volgeva verso
il suo termine, pertanto che cosa si poteva ancora fare
?
Ciò che è passato è passato per sempre,
ciò è appassito per sempre. Ma Confucio voleva a tutti i costi salvare il
sistema schiavistico, e tentò un’impresa disperata. Egli mise perciò in guardia
i sovrani, capi dei proprietari di schiavi: i casi di assassinio del sovrano
per mano di un suddito o di un padre per mano del figlio non datano da oggi,, ma
sono noti da moltissimo tempo. Occorre dunque prendere delle precauzioni
!
Evidentemente, Confucio mostrava un
interesse particolare per lo Stato di Lu,ed egli sottolineò pressappoco in questi termini la precarietà del
potere dei principi di questo Stato: da tempo, la loro autorità vacilla. Essi
hanno perduto il potere politico è caduto nelle mani dei dignitari. Se questa
situazione si prolunga, ciò diventa veramente pericoloso
.
Come allontanare questo pericolo?
Confucio propose la lealtà. Secondo lui, se il potere del re era caduto nelle
mani dei principi, e quello dei principi nelle mani dei dignitari, era perché i
dignitari non erano leali verso i principi e i principi non erano verso il re.
In queste condizioni, occorreva far sì che il popolo si schierasse dalla parte
del governo, i dignitari dalla parte dei principi, i principi dalla parte del
re. L’unica soluzione era allora di esigere che il popolo, i dignitari e i
principi fossero tutti leali nei confronti del sovrano. Ecco perché Confucio
chiamava i “cuori ribelli” all’obbedienza e alla lealtà; egli sperava che
l’antico ordine, ormai sconvolto, potesse essere
restaurato.
Per incoraggiare i ministri
alla lealtà, Confucio associò la lealtà alla benevolenza. Per esempio, Kuan
Chung e Shao Hu erano stati ministri sotto il regno del principe Chiu, presunto
erede di Chi, che fu assassinato più tardi dal principe Huan. Shao Hu seguì il
suo principe anche nella morte, ma non avvenne lo stesso con Kuan Chung. Il
discepolo di Confucio Tzu Lu, trovando Kuang Chung sleale, chiese al maestro se
questo ministro non mancasse di “benevolenza”. All’inizio Confucio aveva
pensato anche lui nello stesso modo, ma poi visto che Kuan Chung si era
acquistato dei meriti aiutando più tardi il principe Huan e si era mostrato
leale nei suoi confronti, rispose che si poteva ancora considerare Kuan Chung
come un uomo che praticava la “benevolenza” !
Confucio riteneva inoltre che per
conquistare la gente, bisognasse cominciare col distribuire dei piccoli favori;
egli predicava anche l’indulgenza, la quale poteva favorire la
lealtà.
Diceva per esempio; chiunque voglia
conservare la propria posizione deve aiutare gli altri a conservare la loro; e
chiunque voglia vivere felice deve aiutare gli altri ad ottenere la
felicità.
Queste affermazioni sono molto
eloquenti. Ma potevano i proprietari di schiavi aiutare gli
schiavi
A
vivere felici come loro ? Si trattava evidentemente di un
inganno.
Confucio
consigliò ai sovrani di praticare l’indulgenza in seno alla classe dominante, se
volevano consolidare il potere. Per gli schiavi, invece, come si può facilmente
desumere, questa virtù non rappresentava altro che un’abominevole oppressione
esercitata su di loro.
La lealtà e l’indulgenza,secondo
Confucio, sono, se così si può dire, le due facce della stessa medaglia:
praticare l’indulgenza nell’interesse della lealtà, e arrivare alla lealtà
mediante l’indulgenza. Egli spiegava questo suo pensiero anche così: se un
sovrano tratta i suoi sudditi con cortesia, questi ultimi lavoreranno per lui
con la massima lealtà.
Pertanto queste due nozioni erano
elementi essenziali della filosofia confuciana, che aveva lo scopo di salvare il
sistema schiavistico da un imminente fallimento. Esse erano parte integrante
del concetto di “benevolenza” e al tempo stesso erano un’espressione di esso: Come diceva
Confucio al suo discepolo Tseng Shen: nella mia dottrina si ritrova un
principio essenziale. E Tseng Shen sapeva molto bene che questo principio era
costituito dalla lealtà e l’indulgenza.
LA CISIDDETTA LEALTA’ E LA COSIDETTA FIDUCIA
Confucio predicava inoltre
la lealtà e la fiducia.Ciò significava che se il padrone avesse distribuito
qualche piccolo favore agli schiavi,questi si sarebbero dimostrati leali nei
confronti del loro padrone. Egli diceva per esempio: se mostrate una certa
generosità verso i vostri schiavi, essi avranno fiducia in voi, e allora per
quanto pesanti possano essere i lavori che date loro, essi li eseguiranno con il
massimo zelo senza manifestare la minima cattiva
volontà.
Se
invece non riuscite a guadagnare la loro fiducia, non otterrete nulla. E se li
sovraccaricate di lavoro, essi si mostreranno impazienti, si lamenteranno di
essere trattati duramente e fuggiranno.
Quando Huang Kuo- fu, dello Stato
di Sung, ordinò agli schiavi di costruire terrazze per il principe Ping, essi
sabotarono il lavoro. E quando Liang Po dette ordine agli schiavi di edificare
le mura di una città, trovarono tutti un pretesto per andarsene. Confucio
pretendeva che tutto questo provenisse dal fatto che non si era stati capaci di
guadagnare la fiducia degli schiavi.
Distribuire dei piccoli favori
alla gente,adescarla con delle promesse: questo era, secondo Confucio, il mezzo
più efficace per incitarla a lavorare.
Innanzi tutto, sosteneva che gli schiavi potevano solo ricevere ordini, e
che non bisognava in nessun caso permettere loro di acquisire delle
conoscenze. Affermava poi che
quando gli schiavi avevano fiducia nei loro padroni e si dimostravano leali
verso di essi, questi ultimi
potevano affidare loro qualunque lavoro, anche il più pesante, e al tempo stesso
dare un minimo di istruzione.
Naturalmente, in questo caso,
quando si parla di istruzione non si intende acquisizione del sapere. Il problema era di insegnare agli schiavi ad essere
leali verso i loro padroni e ad astenersi dall’agire contro la volontà di questi
ultimi. In breve, si trattava di insegnare loro ad accettare docilmente di
essere sfruttati ed asserviti. Questa è l’essenza della lealtà e della fiducia predicate da Confucio.
Sono in realtà metodi di governo volti ad ingannare, un veleno ben edulcorato
destinato agli schiavi, un pugnale che uccide senza lasciare tracce di
sangue.
VI° LA “VOLONTA” DEL CIELO E LA
CREDENZA NEGLI SPIRITI E NEGLI ESSERI IMMORTALI
Sull’immortalità dell’anima.
L’uomo ha un’anima che sopravive dopo la
morte
?
Esistono in questo mondo degli
spiriti,delle creature immortali o qualche cosa di simile ?
Su tale questione, Confucio pareva avere
dei dubbi. Io non parlerò mai, aveva detto una volta, di tutto ciò che concerne
il sopranaturale, le cose misteriose. Così, quando Tzu Lu gli chiese come
bisognava venerare gli spiriti e le creature immortali, Confucio cercò di
eludere la questione dandogli la risposta seguente: quando non si sa come
servire gli uomini, come si può pensare a venerare gli spiriti e le creature
immortali ? E allorché Tzu Lu gli
chiese ancora che cosa ad una
persona dopo la morte,Confucio rispose: quando non si sa cosa sia la vita, come
si può sapere ciò che succede ad una persona dopo la morte ?
Ma Confucio aveva o meno delle
idee precise su tale questione ? Se
non ne aveva, perché voleva che i
funerali fossero celebrati in gran pompa per il decesso dei genitori, e che non
mancasse nulla alle vesti funerarie e alle offerte che accompagnavano il
morto ? Secondo l’espressione
stessa di Confucio “Occorre
seppellire secondo le cerimonie stabilite dai riti e offrire sacrifici che sono
Conformi ai riti. Inoltre, occorre
osservare il lutto tre anni vestendo il sacco e prendendo pasti frugali, secondo
le regole prescritte dalla pietà filiale.
Tsai Yu,uno dei suoi
discepoli,riteneva che un lutto di tre anni fosse troppo lungo. Per questa
ragione, Confucio lo considerava un uomo privo di pietà filiale e gli rimproverava di essere sprovvisto di
“benevolenza”. Tutto ciò prova che egli credeva nell’esistenza di un’anima
immortale. Confucio fece l’elogio del re Yu della dinastia Hsia, dicendo che
egli mostrava “la più profonda pietà verso gli spiriti e le creature immortali”
. Lodare un simile comportamento non significava forse riconoscere l’esistenza
di un’anima dopo la morte
?
A quell’epoca c’era un’altra
credenza,secondo la quale gli spiriti e le creature immortali non accettavano i
sacrifici offerti da persone di altre tribù o di altro rango. Ciò non significa
soltanto che esisteva una distinzione fra parenti e non parenti, fra i nobili e
gli umili,ma che gli spiriti e gli esseri immortali provenivano unicamente
dall’aristocrazia al potere. In altri termini, solo gli aristocratici potevano
diventare degli spiriti o degli esseri immortali dopo la morte; di conseguenza
non potevano accettare i sacrifici offerti da individui “di un altro clan o di condizione umile”
.
Confucio ha seguito la stessa
linea,ma si è espresso in termini leggermente diversi. Gli spirit e gli esseri
immortali, diceva,non accettano le offerte di individui “di un altro clan o di
condizione umile”, perché tali sacrifici mirano soltanto a blandire gli spiriti
e gli esseri immortali per ottenere da loro qualche vantaggio ? In altre parole, solo gli
aristocratici possono diventare degli spiriti dopo la morte; basta che i loro
discendenti “compiano nel modo
prescritto i riti funerari per i loro genitori, cerimonie in onore degli
antenati”. Lo scopo di tutto questo era di indurre gli schiavi a rimanere
tranquilli e ad accontentarsi della loro sorte.
Queste idee di Confucio furono
sviluppate più tardi dal suo discepolo Tseng Shen, il quale disse: i sacrifici
solenni offerti dagli aristocratici e gli uomini liberi ai loro antenati
susciteranno fra gli schiavi sentimenti di rispetto verso i loro superiori, di
conseguenza diventeranno docili e non si rivolteranno contro il dominio dei
proprietari di schiavi. Questo brano può essere espresso in termini ancora più
espliciti: i sacrifici offerti agli antenati dagli aristocratici sono
un’occasione per questi ultimi di mostrare la dignità del loro rango e di fare
sfoggio della loro ricchezza. Confucio pensava che gli schiavi avrebbero
provato un tale rispetto nei confronti degli aristocratici, da accettare di
essere asserviti.
DA QUANTO ABBIAMO DETTO,
APPARE CHIARO CHE Confucio, pur parlando malvolentieri, a quanto sembra, degli spiriti e degli
esseri immortali, in realtà credeva che l’anima degli aristocratici continuasse
ad esistere dopo la morte.
Quanto alla massa degli schiavi, i
loro padroni non li avevano mai considerati come esseri umani, e questo sin
dalla nascita; l’unica differenza fra gli schiavi e le bestie era che i primi
potevano parlare. Ecco perché dopo la morte erano privati del diritto di
“diventare degli spiriti”. Infatti, Hsun Tzu, ricordando le condizioni della
società schiavistica, disse: gli schiavi che vivevano del loro lavoro
nell’agricoltura e nell’artigianato non avevano diritto a un tempio dopo la
morte.
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